Ogni tanto si nasconde.
Così bene che per qualche tempo mi illudo che se ne sia andato.
Ma poi, quando meno me l'aspetto, riemerge dalle profondità dove si era rifugiato e ritorna prepotentemente a galla, facendomi sentire vulnerabile e precaria (oltre che molto stupida).
E' il mio immotivato senso di colpa verso la vita.
Ovvero: quando la consapevolezza di essere una persona fortunata , invece di farmi sentire felice , mi mette paura e ansia.
Perchè in un mondo dove quasi ogni giorno ricevo notizie di vicini o conoscenti che perdono il lavoro o si ammalano di qualcosa di brutto, il fatto che le cose possano andare sempre bene per me, diventa inconcepibile, inaccettabile, quasi ingiusto.
Niente di straodinario ma, allo stesso tempo, tutto quello che si può desiderare per essere felici:
un marito che mi ama ancora dopo 20 anni, un figlio meraviglioso , un lavoro che mi piace, e dei genitori ancora in salute e che mi danno una grossa mano!
Quando il tarlo riemerge, comincio a pensare che tutto questo sia troppo per me, troppa fortuna per una persona che non e' niente di speciale, e comincio a vivere in punta di piedi , aspettando che da un momento all'altro mi capiti una disgrazia tremenda. Ecco allora che ogni piccolo, insignificante dolorino , si trasforma nel sintono di una probabile malattia mortale. E mi comincio a tormentare su internet cercando ogni possibile causa di quel fastidio, che diventa immediatamente il segno tangibile della mia imminente morte.
Poi dopo un po' passa, la mia parte razionale riesce a ristabilire l'ordine dentro al mio cervello, ridivento padrona di me stessa e la smetto di tormentarmi con certi assurdi pensieri. Fino alla prossima volta.....
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