venerdì 5 febbraio 2010
Vita (A)sociale capitolo secondo
Quando 5 anni fa scoprì di essere incinta, l’idea di lasciare il lavoro non mi passò neanche per la testa. Dopo la nascita di Diavoletto e dopo aver trascorso con lui 5 lunghi ed intensi mesi (è nato prima del temine quindi mi sono fatta tutti i 5 mesi di maternità obbligatoria con lui), al momento di rientrare a lavoro mi sarebbe piaciuto poter fare un orario unico tipo 8:30-15:30 ma , non essendo possibile per la tipologia del lavoro che svolgo decisi , più che altro per non sentirmi una madre degenere, di chiedere almeno un part-time che mi lasciasse 2 pomeriggi liberi . A quel tempo pensavo che fossero più che sufficienti. Quando poi Diavoletto ha attraversato la fase dei cosiddetti “terribili due” ho pensato addirittura che fossero troppi. Adesso invece le cose sono cambiate. Lui è diventato decisamente più gestibile, io mi sono un po’ “assestata” nel mio ruolo di madre , e il tempo che sto con lui mi sembra davvero poco. Soprattutto in questo momento nel quale inizia ad avere voglia di incontrarsi con gli amichetti anche al di fuori dell’asilo ed invece non può mai andare a casa dei suoi compagni né tanto meno invitarli a casa sua, perché io sono a lavoro e lui o è con mia madre o è con mio suocero. Ho paura che questo non potersi frequentare possa “emarginarlo” dal resto dei suoi compagni.Inoltre mi manca molto non poter fare con lui tutta una serie di lavoretti ed attività (per gli spunti ringrazio tantissimo HomeMadeMamma e MammaFelice) che avevamo iniziato a fare questa estate , ed era veramente un momento bellissimo. D’altra parte , con la crisi che c’è in giro e il rischio che Superuomo venga messo in cassa integrazione, non mi sembra proprio il momento più adatto a chiedere una riduzione di orario.
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